Numero 11

L'Industria, la Città, l'Ambiente
Quadrimestrale, Spedizione in abbonamento postale

EDITORE: Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna

Questo giornale convoca intellettuali, scrittori, scienziati, psicanalisti, imprenditori sulle questioni nodali del nostro tempo e pubblica gli esiti dei dibattiti a cui sono intervenuti in Emilia Romagna e altrove, per dare un apporto alla civiltà e al suo testo.
LEONARDO CELESTRA
Architetto, titolare della Edil Celestra

L'AMBIENTE HA BISOGNO DEI CITTADINI

Intervista di Anna Spadafora

Come architetto e costruttore, che cosa può dirci della combinazione tra le esigenze dell’architettura, quindi dell’industria e della città, e quelle dell’ambiente?

Ogni volta che si parla di ambiente tendo a evitare posizioni estremiste, perché negli ultimi dieci anni si associano spesso alla parola ambiente posizioni quasi fanatiche, come se si dimenticasse che l’uomo vive sempre in ambienti antropizzati, quindi, non naturali. Il più delle volte la natura, ahimè, ci avversa e siamo noi a modificare, a plasmare alcune variabili per renderla vivibile. Certo, è importante la salvaguardia dell’ambiente, soprattutto alla luce di eventi recenti – il buco nell’ozono, le polveri sottili, l’inquinamento atmosferico, ecc. –, ma non possiamo farne l’argomento principale. Questo non vuol dire che si debba calpestare l’ambiente, anzi, bisogna sempre avere un’idea ecologista nei diversi ambiti di attività, dalla progettazione di una macchina, alla progettazione di una caffettiera, alla progettazione di una città, ma non solamente.

Come possono convivere l’industria, la città e l’ambiente?

Quando si parla di città sostenibili, non bisogna dimenticare che una città sostenibile ha bisogno di cittadini che la sostengano. Quindi, possiamo fare tutti i progetti di città sostenibili, dividere la città in zone, compartimenti, ma se non c’è un’educazione sociale, civica, della cittadinanza – e questa educazione, secondo me, avviene soltanto con lo sviluppo di un senso di appartenenza –, difficilmente riusciremo ad arrivare alla sostenibilità di una città. In quanto architetti, progettisti, costruttori, noi dovremmo intervenire nel nostro settore, nel costruito, ma il vero progetto va fatto sull’uomo, sul cittadino, il vero confronto, la vera scommessa va fatta lì. Oggi, il cittadino di Bologna è il maghrebino, l’islamico, l’asiatico, il bolognese, il meridionale, il settentrionale, l’europeo. Quindi, bisognerà sicuramente intervenire su questa varietà di pensieri, di culture, per poi trovare un minimo comune denominatore, che possa dare la parvenza di riconoscimento ambientale a tutti. E qui entriamo anche nel discorso della tolleranza, della convivenza. Non sono in grado di dire quali siano le vie da percorrere, mentre, se vogliamo parlare di architettura sostenibile, di urbanistica sostenibile, possiamo dire tante cose: dal risparmio energetico, dall’ideare edifici intelligenti alla progettazione di interi quartieri intelligenti – ubicati in zone dove l’irraggiamento e lo sviluppo eolico siano in condizioni ottimali rispetto ad altre zone –, pianificare tutto a priori; ci sono centinaia di libri dedicati a questi argomenti, che ormai non sono più del tutto nuovi. Da oltre vent’anni, sappiamo che gli edifici bioclimatici si reggono su funzioni elementari, come la creazione di serre che servono per captare energia orientata a sud, pareti ventilate che fungono da camini lungo tutto il perimetro dell’edificio – i famosi camini solari –, magari gallerie sotterranee per il raffrescamento passivo – l’aria che passa sotto queste gallerie si raffredda, ci sono fori che comunicano con gli appartamenti e si vengono a creare dei moti convettivi naturali, in modo tale che d’estate entri aria fresca da queste cavità all’interno degli appartamenti –; ma sono cose già sperimentate, che si sanno già. Di recente, sul “Corriere della Sera”, c’era un articolo che accusava l’Italia di avere perso il treno dell’energia solare, dell’energia eolica e delle energie innovative. Questo ci fa capire che, in fondo, è un problema politico. Anche quando c’erano gli sgravi fiscali per il fotovoltaico, nessuno ne ha usufruito, non è stato pubblicizzato o è stato pubblicizzato male. C’è un’arretratezza culturale da non sottovalutare da parte del progettista, che troppo spesso tende a fare quello che sa fare, per non avventurarsi in cose nuove. E, quindi, tutto ciò che è innovativo, che può apportare un miglioramento, anche in termini di risparmio energetico, viene accolto con molta diffidenza. Questa, comunque, è una caratteristica di noi italiani, perché in altri paesi non viene affrontata così.

Può fare qualche esempio?

I paesi nordici per eccellenza. Io ho visto delle ville, quindi architetture monofamiliari, ipogee, sommerse all’interno della terra, che sfruttavano dei moti convettivi naturali per il raffrescamento e il riscaldamento, utilizzavano serre e, nelle zone caratterizzate da stazioni non nuvolose – questo non tanto nei paesi nordici, quanto in Spagna –, moltissimo fotovoltaico e eolico. L’Europa è piena di impianti che sfruttano l’energia alternativa, soltanto noi e i greci siamo rimasti fermi. Noi al nucleare abbiamo detto no, però una strada dobbiamo prenderla, perché, se d’estate accendiamo tutti i condizionatori, ci tolgono l’energia elettrica dalla Svizzera, com’è successo l’anno scorso. Siamo a un bivio e, se non prendiamo delle decisioni, a livello politico, non so dove andremo a finire. Quindi, l’ambiente dev’essere una delle più importanti variabili da tenere in considerazione quando s’interviene nel territorio, però bisogna pensare che la città sostenibile la fanno i cittadini, non gli architetti. L’architetto può progettare e impostare, ma è l’educazione, il senso civico dei cittadini che rende la città più o meno sostenibile. Allora, bisogna intervenire nella comunicazione in maniera puntuale, utilizzando – nonostante gli ingenti investimenti che può comportare – i mezzi di comunicazione ad ampia diffusione, le televisioni, le radio, i giornali, i cartelloni, per convincere le persone a usufruire di volta in volta delle risorse per lo sviluppo sostenibile e a cambiare modo di vivere.