Numero 2 - I Nuovi Media

dell'arte, dell'impresa, della finanza

Quadrimestrale, Spedizione in abbonamento postale

EDITORE: Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna

Questo giornale convoca intellettuali, scrittori, scienziati, psicanalisti, imprenditori sulle questioni nodali del nostro tempo e pubblica gli esiti dei dibattiti a cui sono intervenuti in Emilia Romagna e altrove, per dare un apporto alla civiltà e al suo testo.
MASSIMO CIOCIOLA
VP, Business Development Director di Wireless Solutions

DALLA CITTÀ DI MARCONI SOLUZIONI SENZA FILI

La città di Guglielmo Marconi continua a offrire mille risorse che devono essere sempre più valorizzate. A cominciare dall’Università, che in fondo è stata essenziale per il progetto con cui noi, da laureandi in Ingegneria, abbiamo dato vita alla Wireless Solution.
Oggi di wireless (letteralmente: “senza fili”) si sta appena cominciando a parlare. Noi abbiamo la felicità di essere stati fra i primi e di esserci conquistati una buona fetta di mercato. Fino a gennaio del 2000 non c’era nessuno deciso a offrire la tecnologia wireless sul mercato.
Internet ha fatto il suo corso in Italia, nessuno avrebbe creduto che riuscisse a raggiungere un’utenza così ampia. Il costo dei PC è diminuito, come pure il costo delle connessioni a Internet, ci siamo avvicinati al modello del “tutto gratis”, per cui anche le famiglie meno abbienti possono permettersi un PC e collegarsi a Internet. Nella telefonia mobile e in generale nel settore della telecomunicazione, viaggiamo su dati completamente diversi: oggi ciascun italiano ha almeno un telefonino, non si fa problemi di costi, né di consumi. Giapponesi e americani c’invidiano per il numero di telefonini presenti nel nostro paese, circa 40 milioni. Chiaramente, tutto ci diceva che dovevamo costruire un settore attorno a questo dato, partendo dal presupposto che c’erano e ci sono, da un lato, gli operatori di telefonia mobile, che difficilmente vorrebbero condividere la loro fetta di mercato, e dall’altro, le società che forniscono servizi Internet, le quali continuano a essere in forte crisi e vedono nell’offerta futura di servizi a pagamento, nel mobile, nel wireless, l’unica fonte possibile di guadagno. Il wireless sta dando certamente a molte aziende italiane una piccola speranza di vedersi proiettate in un futuro dove non è detto che tutto sia gratuito, dove possono esserci molti guadagni e dove, soprattutto, la killer application, ciò che conterà, non sarà tanto la tecnologia quanto i contenuti. Nel mondo della telecomunicazione, ciò che conta è quel meccanismo virale in grado di coinvolgere gli utenti, per questo si chiama killer application: l’SMS di fatto è una killer application, perché è utilizzata da chiunque; la segreteria telefonica sul telefonino un po’ meno. Per cui si va sempre più alla ricerca di quelle applicazioni che creano un meccanismo virale, in maniera tale che vengano utilizzate da tutti.
È fondamentale però, in un settore di questo tipo, sapere ascoltare moltissimo l’utente finale, il mercato per noi è il cliente finale, chi ha il telefonino, chi ha diciassette anni. Per cui, da un lato ascoltiamo cosa vuole l’utente, che tipo di contenuto, quali informazioni (finanziarie, cronaca, sport, ecc.), dall’altro guardiamo anche a una tecnologia che in Italia stenta a decollare. Si parla di queste tecnologie di terza generazione, che dovrebbero arrivare nel secondo semestre del 2002, a nostro parere invece arriveranno molto più tardi e non è detto che decretino il successo, perché comunque il successo è legato all’utente. L’utente italiano è molto particolare e non si sa mai che cosa preferisce. Il mercato del wireless è certamente difficile, anche perché siamo all’anno zero, un po’ come quando cinque anni fa eravamo all’anno zero di Internet e dovevamo capire quale tecnologia avrebbe fatto successo.
Molti giornali scrivono che il futuro ci porterà a vedere la televisione o a fare video conferenza tramite il telefonino. Noi riteniamo che non si debba guardare ai prossimi due o tre anni, perché non è detto che, da un punto di vista tecnologico, in realtà accada quello che si spera. Bisogna dare una risposta agli utenti. Il modello giapponese, l’i-mode, è il modello di chi ha lanciato quel tipo di servizio, a basso prezzo, ed ha avuto successo, ma non per questo possiamo dire che sia replicabile, è una questione di cultura, occorre capire se agli italiani interessa. Di sicuro, le tecnologie future ci permetteranno di fare tantissime cose: comandare a distanza i nostri elettrodomestici, comunicare a una certa velocità, o andare su Internet attraverso il telefonino. L’importante è capire gli aspetti culturali e le esigenze degli utenti. A oggi, ci è dato già di capire che il nostro target, il ragazzino, vuole divertirsi attraverso il telefonino. All’esigenza di informazione risponde ancora molto bene la televisione, che rimane lo strumento più utilizzato. Andremo di sicuro verso un’integrazione tra la televisione, Internet e la telefonia – ciò vorrà dire che potremo utilizzare il telefonino per interagire con la televisione, nei quiz o nei sondaggi, o allo stesso modo utilizzeremo il telefonino per accedere ai nostri documenti via Internet. Però, è un mercato talmente complesso che vale la pena vivere giorno per giorno, non a lungo termine, perché le continue trasformazioni impediscono di fare piani triennali. L’importante è avere un management compatto, che sappia ascoltare il mercato e farne un’analisi non appassionata, impegnandosi tantissimo, perché questo è un settore che non permette grosse pause.
Noi italiani abbiamo un vantaggio, viviamo in un paese di cultura e di storia. Marconi ha dimostrato che una tecnologia come quella usata oggi in tutto il pianeta poteva partire dall’Italia. Gli italiani hanno doti manageriali molto più spiccate perché, a mio avviso, non hanno un modello unico, c’è una grande apertura culturale, una grande varietà da una regione all’altra, da una città all’altra. Questo, che può sembrare semplicemente la fonte di un forte spirito di adattamento, spesso è una risorsa, perché consente di non rimanere ancorati alle proprie convinzioni, ma di muoversi con agilità fra le continue trasformazioni che oggi esige la vita dell’impresa.