Numero 8

Corpo e Scena
Quadrimestrale, Spedizione in abbonamento postale

EDITORE: Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna

Questo giornale convoca intellettuali, scrittori, scienziati, psicanalisti, imprenditori sulle questioni nodali del nostro tempo e pubblica gli esiti dei dibattiti a cui sono intervenuti in Emilia Romagna e altrove, per dare un apporto alla civiltà e al suo testo.
PETER DÜSBERG
Docente di Biologia molecolare, Università di Berkeley, California

L'AIDS? QUESTIONE DI DROGA NON DI CONTAGIO

Intervista di Sergio Dalla Val

A che punto si trova la ricerca sull’AIDS?

Oltre vent’anni di ricerca — costati ai contribuenti statunitensi oltre 50 miliardi di dollari — non sono serviti a sconfiggere la Sindrome dell’Immunodeficienza Acquisita (AIDS) e a spiegare l’evoluzione cronologica e epidemiologica dell’AIDS in America e in Europa. Il fallimento nella cura dell’AIDS è talmente netto che la fondazione americana per la lotta contro l’AIDS lo ha indicato nello slogan per la raccolta di fondi: “Ultime statistiche sull’AIDS: 0,000,000 guarigioni. Sostieni la cura, sostieni l’AMFAR”. La base scientifica di tale insuccesso è data dall’ipotesi che l’AIDS sia provocato da un virus trasmesso per via sessuale, denominato virus dell’immunodeficienza umana (HIV) e che tale immunodeficienza virale sia presente in 30 patologie già note correlate con l’AIDS, microbiche e non-microbiche.

Quale altra via poteva essere percorsa?

Allo scopo di sviluppare un’ipotesi in grado di spiegare l’AIDS, abbiamo preso in considerazione dieci aspetti che i pazienti affetti da AIDS in America e in Europa hanno, o non hanno, in comune: 1) L’AIDS non è contagioso. Per esempio, né in America, né in Europa, neppure uno fra gli operatori sanitari che lavorano con pazienti affetti da AIDS (oltre 800.000) ha contratto l’AIDS. 2) La diffusione dell’AIDS dipende in alta percentuale dal sesso (86% maschi); dalle abitudini sessuali (oltre il 60% omosessuali); dall’età (85% tra i 25 e i 49 anni). 3) Come tutte le malattie legate allo stile di vita, dall’inizio del 1980, l’epidemia dell’AIDS non ha subito un aumento esponenziale. 4) L’epidemia è frammentata in varie sottoepidemie in cui sono presenti patologie correlate con l’AIDS ben distinte a seconda del gruppo. Per esempio, il sarcoma di Kaposi è presente soltanto negli omosessuali maschi. 5) I pazienti non hanno in comune nessuna delle 30 patologie correlate con l’AIDS, neppure l’immunodeficienza. Per esempio, il sarcoma di Kaposi, la demenza, la perdita di peso possono intervenire anche in assenza di immunodeficienza. Pertanto, non esiste una malattia che possa caratterizzare l’AIDS in modo specifico. 6) I pazienti affetti da AIDS hanno in comune gli anticorpi all’HIV soltanto per definizione, non per coincidenza naturale. Le patologie correlate con l’AIDS dei pazienti in cui non sia presente l’HIV vengono chiamate con il loro vecchio nome. 7) L’uso di droghe “ricreative” è il comune denominatore di oltre il 95% dei pazienti americani ed europei affetti da AIDS, compresi gli omosessuali di sesso maschile. 8) L’assunzione di farmaci anti-HIV, inevitabilmente tossici come l’AZT, che blocca la catena del DNA, è un altro comune denominatore dei pazienti affetti da AIDS. 9) L’HIV si rivela ideale come indicatore dell’uso di droghe “ricreative” e di farmaci anti-HIV. Poiché il virus è molto raro (< 0,3%) nella popolazione americana ed europea, e difficilmente trasmissibile per via sessuale, soltanto coloro i quali s’iniettano la droga per vena o hanno oltre 1000 contatti sessuali associati all’uso di droga rischiano di diventare positivi. 10) L’enorme letteratura esistente nella ricerca sull’AIDS non è in grado di dimostrare la presenza di un gruppo significativo ai fini statistici di persone affette da AIDS che non facciano uso di droghe in America e in Europa.

Allora l’AIDS dipenderebbe più dalle droghe che dal contagio?

Alla luce di queste considerazioni, riteniamo che tutte le patologie correlate con l’AIDS diffuse in America e in Europa siano causate dall’uso prolungato di droghe “ricreative” (come cocaina, eroina, nitriti inalanti e anfetamine) e di farmaci che bloccano la catena del DNA o farmaci anti-HIV. Le droghe provocano differenti patologie correlate con l’AIDS a seconda dei loro composti chimici; per esempio, i nitriti inalanti provocano il sarcoma di Kaposi, la cocaina provoca perdita di peso e l’AZT è causa di immunodeficienza, linfomi, atrofie muscolari e dementia. L’ipotesi che l’AIDS sia causato da droghe implica che l’AIDS: 1) non è contagioso; 2) non ha una diffusione casuale — l’85% delle droghe che provocano l’AIDS sono usate da maschi, in particolare omosessuali, fra i 25 e i 49 anni di età — e 3) segue l’andamento cronologico dell’epidemia dell’uso di droghe. Infatti, l’AIDS è aumentato da pochi casi all’inizio degli anni ottanta a circa 80.000 casi all’anno, nei primi anni novanta, calando a circa 50.000 casi all’anno, in tempi più recenti (dati USA). Nello stesso periodo, gli utilizzatori di droghe “ricreative” sono aumentati da pochi casi a milioni di persone negli ultimi anni ottanta, mentre dall’inizio degli anni novanta sono diminuiti di quasi la metà.

Tuttavia, il numero di casi di AIDS non è diminuito allo stesso modo, in quanto dal 1987 un numero sempre crescente di persone sane, positive all’HIV, circa 200.000, usa farmaci anti-HIV, che causano l’AIDS e altre patologie. Almeno 64 studi scientifici, legislazioni governative e articoli non scientifici attestano che le droghe “ricreative” provocano l’AIDS e altre patologie. Allo stesso modo, la letteratura esistente nella ricerca sull’AIDS, le case farmaceutiche e vari articoli non scientifici confermano che i farmaci anti-HIV provocano l’AIDS e altre patologie negli uomini e negli animali.

Insomma, il dilemma AIDS può essere superato se si mettono al bando i farmaci anti-HIV e viene indicato l’uso di droga come responsabile dell’AIDS — prendendo a modello la campagna antifumo che ha avuto tanto successo.