La Città del Secondo Rinascimento

Numero 18 - Il cervello dell'impresa

Gian Marco Ucci
branch manager di ITALSEMPIONE

IL CERVELLO DELLE SPEDIZIONI

intervista di Anna Spadafora

Lo spedizioniere, o più in generale l’operatore logistico, dà un apporto alla comunicazione fra le aziende?

Certamente! La figura dello spedizioniere non è più quella di un tempo, cioè quella del corriere che trasporta merci da un punto A a un punto B. Lo spedizioniere, o l’operatore logistico, oggi interagisce con le aziende in alcune fasi della produzione, divenendo un anello importantissimo della catena virtuale che unisce il produttore al consumatore. Esistono oggi società che, delegando ai loro operatori logistici l’approvvigionamento e la gestione delle scorte e la fase finale della produzione – dal termine della catena di montaggio all’imballaggio, allo stoccaggio della merce e alla successiva distribuzione –, riescono a concentrare sforzi e risorse economiche sul loro principale obiettivo produttivo, traendo quindi grandi benefici da queste collaborazioni.

Quali sono i servizi che Italsempione svolge, nel settore delle spedizioni e della logistica, e in che modo?

Offriamo un pacchetto di servizi molto ampio, dal trasporto terrestre import export a carico groupages con cinquantasei linee dirette su tutta l’Europa comunitaria e alcuni paesi dell’Est, al trasporto marittimo e aereo. Servizi groupages marittimi in prevalenza in provenienza dall’estremo oriente, con una media di dieci groupages settimanali da diversi porti cinesi diretti sulla piattaforma di Campogalliano, dove curiamo la fase delicata dello sdoganamento, stoccaggio e distribuzione finale in Italia e per alcuni clienti anche in Europa, utilizzando i servizi di cui sopra.

Voi siete presenti in vari paesi, non solo europei?

La nostra azienda è nata a Domodossola negli anni cinquanta e oggi è presente in tutta Italia e in diversi paesi stranieri con Filiali di proprietà, un gruppo che oggi conta quasi ottocento dipendenti e un indotto di circa duemila addetti. La nostra è un’azienda a capitale sociale interamente privato e i titolari, sempre la stessa famiglia dagli anni cinquanta, sono giornalmente presenti. Questo è, sicuramente, un aspetto positivo. Negli ultimi anni, le multinazionali straniere stanno costruendo gruppi molto grandi, con fusioni e acquisizioni d’ogni genere e noi siamo orgogliosi di riuscire a competere con network mondiali così presenti ovunque e molto organizzati.

Lei ritiene che la presenza dei titolari, in quanto fondatori dell’azienda, dia un impulso al cervello dell’impresa?

In Italsempione si respira ancora l’aria della piccola azienda dove si continuano a prediligere i rapporti interpersonali. È molto forte questa idea di “grande famiglia”, che parte proprio dalla nostra titolare e prima ancora dal suo compianto papà che amava spesso ricordare quanto la Italsempione non fosse un’azienda “di grande apparenza” ma di “grande contenuto”.

Nella nostra azienda c’è un bassissimo turn-over di personale, a dimostrazione che la gente continua ad apprezzare il nostro sistema di condurre l’azienda, un sistema che ci sta ripagando con una crescita costante e regolare, nonostante l’Italia e l’Europa stiano vivendo un periodo di crisi. Lavorano con noi tantissimi giovani che hanno un bel approccio con il lavoro, probabilmente perché si respira un’aria positiva e perché sono fortemente motivati, anche dalle piccole responsabilità, appunto, che vengono loro affidate fin da subito. Va ricordato inoltre che il nostro non è sicuramente un lavoro di routine. Ogni trasporto ha la sua storia, ogni cliente ha le sue richieste, ogni giorno e ogni settimana sono diversi, anche soltanto il maltempo può causare disagi enormi.

I ritardi infrastrutturali e l’aumento del traffico sulle strade contribuiscono a rendere le vostre giornate lavorative più movimentate?

Più che movimentate oserei dire “disastrose”. L’Emilia Romagna genera grossi quantitativi di merci, sia in export che in import, e la provincia di Modena per quantitativi di merci trasportati si pone al primo posto in regione. Solo per il settore ceramico si movimentano ogni anno milioni di tonnellate, principalmente trasportate via camion, e la rete stradale e autostradale è ancora insufficiente. A questo proposito Confindustria Modena e Fedespedi (associazione di categoria degli spedizionieri) sollecitano da anni gli organi competenti e le amministrazioni locali, e qualcosa è stato fatto: di recente hanno inaugurato l’ultimo tratto della superstrada che collega Modena al comprensorio ceramico e presto dovrebbero partire i lavori per il prolungamento dell’autostrada del Brennero fino a Sassuolo. Queste due opere dovrebbero risolvere i problemi del nodo sassolese che crea grandi disagi a tutti gli operatori del settore.

Viviamo invece in maniera pesante il problema dell’attraversamento di Bologna, che, nonostante sia un nodo autostradale importantissimo, è sottodimensionato e gli interventi per renderlo efficiente stanno tardando in maniera esagerata. Ci sono progetti che si trascinano dagli anni ottanta, ma non sappiamo quando potranno essere attuati.

La quarta corsia tra Modena e Bologna è in fase di ultimazione e sicuramente aiuterà anche se si creerà poi un imbuto che nelle fasce orarie più critiche continuerà a generare grandi disagi.

Per concludere, secondo lei, quali sono gli elementi necessari perché ci sia il cervello dell’impresa e ciascuno diventi imprenditore di se stesso?

Direi che è fondamentale coinvolgere sempre più il personale, affinché possa dare sempre il meglio di sé, e giustamente ripagarlo di questo impegno. La nostra è un’azienda molto meritocratica, pertanto, chi, effettivamente, merita riconoscimenti li ottiene, non solo verbalmente, ma anche in termini economici e, conseguentemente, in termini di responsabilità, di crescita personale e professionale.