La Città del Secondo Rinascimento

Numero 19 - Come ascoltare gli edifici

Stefano Borghi
presidente del Consorzio APICE, Bologna

NUOVE PROPOSTE PER IL CENTRO STORICO

intervista di Anna Spadafora

Che cosa fa il Consorzio APICE e che cosa offre alle imprese del settore edile per risolvere le questioni che intervengono a cavallo tra la normativa e la ricerca della qualità?

APICE raggruppa circa quaranta aziende operanti nel settore edile, dalle imprese di costruzione a quelle che si occupano di ristrutturazione e restauro, fino a settori affini come l’impiantistica. L’attività delle imprese consorziate si svolge sopra tutto a Bologna e provincia, ma può estendersi anche a livello nazionale. APICE non opera in modo diretto, prendendo gli appalti e ripartendoli – come fanno i consorzi costituiti da un alto numero di soci, molti dei quali piccole aziende e imprese artigiane –, ma segnala le opportunità di lavoro e gestisce il rapporto con il cliente solo dal punto di vista commerciale, mentre è l’impresa a lavorare in maniera diretta per il committente. Le nostre imprese, infatti, anche se in numero non molto elevato, rappresentano quelle con i fatturati più alti della provincia e hanno una individualità che difficilmente potrebbe essere soverchiata da una struttura consortiva. Alcune giovani, altre con una lunga storia alle spalle, hanno svolto un compito significativo a Bologna e provincia, coprendo nicchie di mercato importanti, compresi il recupero e il restauro di monumenti.

La normativa, nel caso del recupero edilizio, viene affrontata in base alle caratteristiche costruttive, o alle modalità d’intervento sul territorio delle singole imprese e, molto spesso, in concertazione con i clienti. Normalmente, le problematiche che si possono creare, sopra tutto in relazione ai fabbricati restaurati, sono legate all’esigenza di utilizzare gli spazi – in particolare esterni – in maniera più moderna, attraverso l’apertura di finestre, o di terrazze in falda. Esigenze che, spesso, contrastano con la normativa, la quale, se interpretata in maniera poco flessibile, diviene penalizzante.

Le relazioni con le amministrazioni pubbliche sono curate dal Collegio Edile dell’API (Associazione delle piccole e medie industrie della provincia di Bologna), di cui il consorzio fa parte, che cerca di mediare fra le esigenze delle nostre imprese e lo sviluppo di attività edilizie conformi alla normativa. Non ci troviamo in un contesto in cui subiamo le norme, se non quelle di carattere nazionale, e non ci sentiamo limitati nello sviluppo delle nostre iniziative immobiliari, anzi, molte delle nostre imprese sono costantemente vessate, in senso buono, dall’amministrazione, nel senso che sono portate a realizzare opere importanti: collegamento di aree, urbanizzazione di aree a viabilità ordinaria, ma anche aree ciclopedonali, piazze, rotonde, smistamenti di traffico. Certo, ci sono i problemi legati al recupero dei palazzi storici con vincoli monumentali, per la lentezza con cui le amministrazioni pubbliche rilasciano pareri o permessi. Problemi che riguardano gli interventi su edifici storici monumentali o su edifici non storici, ma considerati pregevoli per alcuni loro particolari aspetti. Ma i problemi di rallentamento dei tempi di attuazione sono dovuti più che altro all’elevato numero di enti che bisogna contattare.

E che cosa può dirci del problema dell’equilibrio fra centro e periferia?

Il problema delle periferie è che spesso sono dominate da interventi di urbanistica improvvisata, dove ha la possibilità di fare urbanistica non chi è specializzato, ma chi ha disponibilità economiche – il bancario che si accorda con il salumiere o il dentista – e il risultato che si ottiene è il degrado. Diverso è il discorso per le nostre imprese consorziate, che eseguono interventi sul territorio che hanno alla base una valutazione e una progettualità di carattere anche urbanistico.

Il centro storico di Bologna, come quello delle maggiori città italiane, non solo va incontro a un lento degrado, ma sta anche svuotandosi. I centri vengono abbandonati perché non ci sono punti d’incontro, a causa delle politiche passate di molte amministrazioni a cui è mancata la volontà di creare nuove occasioni di aggregazione qualificanti. Il nostro lavoro è dunque complicato dal fatto che, svolgendo interventi di riqualificazione urbana, le nostre imprese si trovano a scontrarsi con la cecità delle amministrazioni. Ma credo anche che per la loro storia, per il fatto di avere radici bolognesi, contribuiscano al tentativo di agire per il bene del territorio.

Un contributo molto importante alla città e alla civiltà.

Ho avuto occasione di vedere realizzato qualcosa di molto interessante a Lione, contro lo svuotamento e la dequalificazione del centro storico, ad opera dell’OPAC, una società metà pubblica e metà privata che, occupandosi di trasformazioni urbane e di soddisfacimento delle esigenze sociali, si è posta l’obiettivo di restaurare parte dei centri storici. L’OPAC stabilisce accordi con privati proprietari di appartamenti o d’interi edifici nei centri, restaurandoli e dandoli in affitto agevolato a famiglie con difficoltà economiche. Un aspetto importante è che questi accordi vengono presi con urbanisti e operatori del settore, quindi, con qualificatori. È una politica contro il degrado della città e a favore dell’integrazione sociale, poiché crea nel centro storico una stretta convivenza tra famiglie benestanti e famiglie in difficoltà. Lo stesso accade nelle grosse periferie, oggetto di un flusso migratorio molto importante negli anni sessanta, anni in cui è stato costruito molto; ora stanno invertendo la tendenza, demolendo e cedendo l’area ai privati. O meglio, vengono mantenuti i vecchi fabbricati a stecca, con comparti ottanta metri per ottanta, ma vengono costruite delle villette all’interno dell’ampia area cortiliva che i fabbricati creano. Con l’integrazione, la valorizzazione dei centri storici consente di riportare il contesto urbano verso una riqualificazione reale.

Questo caso c’interessa perché si avvicina alle iniziative verso le quali, come APICE e API, tendiamo da anni e in merito alle quali vogliamo confrontarci con imprenditori e urbanisti di altre città d’Europa e del mondo. Da questi confronti, ci rendiamo conto del fatto che, per esempio, quando vengono avviati i lavori per la costruzione di nuovi complessi edilizi, sarebbe molto utile cooperare con le amministrazioni realizzando un marketing urbano che consenta di spostare anche i servizi all’interno delle nuove realizzazioni. In questo modo sarebbe possibile ascoltare il territorio, che ha esigenze che non possono venire soddisfatte semplicemente attraverso la creazione di quartieri dormitorio, ma con la realizzazione di servizi a supporto, dagli uffici comunali alle scuole, fino agli asili. La maggior parte del territorio va riqualificato e noi stiamo cercando di rispondere anche a questo.

Voglio accennare a qualcosa che può testimoniare quanto APICE tenga al territorio: abbiamo realizzato un accordo con il Comune e creato il comitato “Portici di Bologna”, con l’obiettivo di coordinare i lavori di ristrutturazione e restauro dei portici di San Luca. L’attività è partita: le nostre imprese eseguiranno i restauri – unitamente al CIPEA –, abbiamo trovato gli sponsor (la Sikkens, ad esempio, che fornirà le vernici e altri suoi prodotti). Crediamo che sia un’opportunità per dare un apporto alla nostra città e ai suoi portici, che sono patrimonio dell’umanità.