La Città del Secondo Rinascimento

Numero 19 - Come ascoltare gli edifici

Rita Fiore
ufficio Pubbliche Relazioni AMPLIFON

SUL FILO DELL'ASCOLTO

intervista di Pasquale Petrocelli

In un numero del nostro giornale (La salute intellettuale, n. 17, gennaio 2006), Paolo Capuzzi, area manager di Amplifon Emilia Romagna e Trentino Alto Adige, accennava a un progetto inerente la magnetizzazione degli edifici per permettere ai deboli d’udito di ascoltare i suoni più distintamente. Può dirci qualcosa di più del progetto?

È un progetto nato nella filiale Amplifon di Reggio Emilia da esigenze dei nostri clienti. È nato, per dir così, da un’amicizia: il parroco della mia parrocchia, che ha una casa di riposo per anziani, ci ha raccontato che gli anziani ospiti della casa di riposo non riuscivano a seguire i programmi televisivi. Allora, Sergio Borghi, il responsabile della filiale Amplifon di Reggio Emilia, ha avuto l’idea di fare un impianto di amplificazione a induzione magnetica nella sala TV della casa di riposo, affinché gli anziani ospiti potessero ascoltare più distintamente i suoni provenienti dalla televisione. Il campo generato da un sistema di amplificazione a induzione magnetica non è nocivo, l’intensità del campo magnetico terrestre è circa mille volte più intensa, se comparata al valore del campo generato dal sistema di amplificazione, che però permette ai deboli d’udito, portatori di protesi e non (in questo caso grazie all’ausilio di apposite cuffie, come avviene per esempio nelle traduzioni simultanee) di ascoltare i suoni più distintamente e con la massima sicurezza per la salute. Ne abbiamo allora parlato a Bologna con il nostro area manager Paolo Capuzzi, che ha subito appoggiato il progetto di questo primo impianto. Dopo il successo alla casa di riposo di Reggio Emilia, la nostra Fondazione, Charles Holland, con sede a Milano, ha accolto il progetto e ha finanziato ulteriori installazioni.

Che cosa fa questa Fondazione?

La Fondazione Charles Holland è stata fondata da poco ed è, ovviamente, un’attività senza fini di lucro, sponsorizzata da Amplifon. Si occupa della gestione dell’attività del CRS, il nostro Centro Ricerche e Studi che promuove corsi di livello internazionale nell’ambito dell’otorinolaringoiatria, nonché delle problematiche di confronto sul marketing sociale o su attività sociali da promuovere, non a scopo commerciale, ma per far giungere a ciascun cittadino l’impegno sociale di Amplifon.

Quali sono state le installazioni ulteriori dopo la casa di riposo?

Altri nostri clienti ci dicevano che non potevano più andare a teatro, al cinema; una signora, per esempio, aveva piacere di ascoltare l’omelia in chiesa ma non riusciva a sentirla. Quindi, come per la casa di riposo, abbiamo avuto l’idea di proporre questo nostro nuovo dispositivo ai teatri. Lo abbiamo installato nella platea del Teatro Valli di Reggio Emilia. Poi siamo riusciti a magnetizzare anche la navata laterale destra del Duomo. E una banca, CREDEM, sempre di Reggio Emilia, ha aderito, a proprie spese, allestendo una cassa e un desk dedicati ai portatori di deficit uditivo. Poi, abbiamo proseguito, sempre a Reggio Emilia, in una farmacia. Abbiamo anche magnetizzato il Piccolo Teatro, lo Strehler, di Milano e ci sono in programma altri progetti: per esempio il Teatro della Pergola a Firenze, il Teatro Dante Alighieri a Ravenna e altri enti, cinema e teatri di rilevanza nazionale. Poi abbiamo in programma, già definito, anche se propriamente il lavoro sarà fatto entro fine anno, il cinema Emiro, una multisala di Rubiera, in provincia di Reggio Emilia. Qui il pubblico è costituito da bambini. L’installazione in questa multisala è molto attesa dai genitori soprattutto perché molti bambini che hanno problemi di udito, al cinema, vedono le immagini ma non riescono ad ascoltare le parole. In Italia, meno del cinque per cento delle strutture pubbliche sono attrezzate con sistemi di ascolto e diffusione dedicati ai portatori di deficit uditivo, contro il settanta per cento di Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Olanda, Svezia, Norvegia e Finlandia. Eppure, la tecnologia occorrente è di per sé elementare e poco costosa: si tratta di un semplice filo elettrico che corre lungo le pareti o sotto il pavimento di un edificio. Ma la questione è anzitutto culturale, perché la magnetizzazione è una sorta di abbattimento delle barriere architettoniche per i deboli d’udito – è come levare uno scalino a una persona che si sposta in sedia a rotelle –, un’operazione che toglie un impedimento a una comunicazione, che sarebbe impossibile senza quest’azione preventiva da effettuare nella costruzione degli edifici o anche in seguito.

Quindi, si può fare in qualsiasi stanza di qualsiasi edificio, oltre che per l’intero edificio?

Sì, può essere previsto nella fase progettuale architettonica degli edifici. Inoltre, esistono normative europee che consigliano l’adozione di questi dispositivi in funzione dell’aiuto dato a questa categoria di meno abili. Esistono anche segnalazioni da parte del Consiglio d’Europa, dei centri sanitari e dei Ministeri della sanità di varie nazioni. Nel nostro paese è un po’ meno sentita la soluzione di questo problema, rispetto al nord Europa, probabilmente perché la categoria dei deboli d’udito non è una categoria politica. Bisogna capire che abbattere le barriere architettoniche non vuol dire soltanto permettere alle persone di “salire un gradino”, ma anche e soprattutto dare loro tutte le opportunità: nel caso di un impianto del nostro tipo, quindi, si tratta di consentire di sentire bene, che si traduce in un’attività essenziale per ciascuno: parlare e ascoltare.

Le protesi non sono soltanto Amplifon, perché il criterio dell’impianto di magnetizzazione è un criterio tecnico, non un criterio legato alla tecnologia che vendiamo noi. Per questo, quando facciamo marketing di tipo sociale contribuiamo alla diffusione di un messaggio con una valenza sociale e culturale. L’induzione magnetica è qualcosa che la maggioranza delle protesi possiede, di qualsiasi marca esse siano. L’udito si rafforza attraverso una protesi con la bobina magnetica, che quasi tutte le protesi hanno. Poi, che la protesi sia Amplifon o di altra marca non ha importanza. Quindi, la nostra promozione non è finalizzata a indurre i centri, pubblici o privati, a far utilizzare esclusivamente i nostri apparecchi. Questo è importante da sottolineare.