La Città del Secondo Rinascimento

Numero 22 - La cura del tempo

Cristina Dallacasa
presidente della Cooperativa API-Casa, Bologna, titolare della Costruzioni E. Dallacasa S.p.A.

NUOVI APPARTAMENTI PER I DIPENDENTI DELLE IMPRESE

intervista di Pasquale Petrocelli

Quando è nata e a quale scopo la cooperativa API-Casa?

La Cooperativa, nata nel 1986 all’interno dell’API, l’Associazione delle piccole e medie imprese della provincia di Bologna, ha lo scopo sociale di dare alloggio ai dipendenti delle imprese associate API. Il Consiglio è costituito da titolari delle stesse imprese che, partecipando alla vita associativa, offrono gratuitamente le loro prestazioni professionali. Oltre a me come presidente, attualmente, il Consiglio è composto da Antonio Mazza, titolare della Emmepi Costruzioni di Bologna, Andrea Grimaldi della EdilCo, Federico Sazzini, della Edil Pianoro Spa, e Daniela Dalrio della CEMM, unico componente del Consiglio proveniente da un settore diverso da quello edile.

Forse, non a caso, poiché, per intervenire efficacemente nel settore, sono richieste conoscenze specifiche.

Anche se non è del tutto necessario che le imprese che fanno parte del Consiglio abbiano questa estrazione, infatti, nel mandato precedente, soltanto io provenivo dal settore edile.

L’alloggio, quindi, è offerto ai dipendenti di qualsiasi impresa associata API, con sede su tutto il territorio della provincia di Bologna.

Ma c’è stato un motivo particolare che ha dato la spinta alla costituzione della Cooperativa?

Il problema a cui ha voluto dare una risposta l’API con la costituzione della Cooperativa è quello dell’eccessivo turnover che si crea all’interno delle aziende: la maggior parte dei lavoratori – non necessariamente extracomunitari – proviene infatti da zone lontane dal luogo di lavoro e, per riuscire a trovare canoni d’affitto abbastanza bassi, è costretta ad allontanarsi molto dalla città, verso i comuni della seconda cintura della periferia di Bologna. La conseguenza più plausibile è che la scarsa qualità della vita porta il dipendente a cercare altre opportunità di lavoro, lasciando così l’azienda con il problema di una sua sostituzione pressoché immediata. Questo meccanismo determina, quindi, anche costi notevoli per l’azienda, oltre che per la pubblica amministrazione, che si trova a dover gestire un notevole incremento del traffico, dovuto all’elevata mobilità dei dipendenti distanti dalla sede di lavoro. Inoltre, occorre sottolineare un aspetto sociale non secondario: i comuni dove molti dipendenti risiedono diventano una sorta di dormitori. Entrambi questi aspetti si possono ricondurre a un dato emerso dai vari comuni nei quali risiede una fascia intermedia di persone che non ha una capacità di reddito tale da poter accedere all’acquisto di una nuova abitazione, né in termini di edilizia convenzionata né, tanto meno, in termini di libero mercato. Per di più, non è in grado di pagare un canone di affitto a libero mercato, né ha una soglia minima di reddito che le consenta di accedere alle agevolazioni che offre l’edilizia sociale. Questa fascia intermedia, spesso monoreddito, rappresenta un problema rilevante per tutte le amministrazioni comunali. A fronte di questo quadro preoccupante, la Cooperativa ha iniziato la sua opera per cercare di risolvere i problemi più urgenti.

Mi sembra molto importante la vostra iniziativa. Avete già messo in atto qualche intervento?

Il primo intervento verrà effettuato nel comune di Ozzano dell’Emilia, con il patrocinio della Provincia di Bologna. Questo comune assegnerà, infatti, un’area alle associazioni di categoria – in particolare API, Confartigianato e CNA – che attraverso le proprie cooperative realizzerano l’intervento. Dieci appartamenti saranno assegnati alle imprese associate API, le quali s’impegneranno ad affittarli ai propri dipendenti a un canone, calcolato sulla base del reddito, corrispondente al prezzo di gestione dell’alloggio. Ma, poiché questo prezzo non è influenzato dal costo dell’area del terreno, il canone è molto basso, circa la metà di quello a libero mercato.

La convenzione, nel caso specifico di Ozzano, prevede che ci sia l’obbligo di affitto per quindici anni; in questo modo otteniamo che l’impresa associata abbia la proprietà del bene – non effettuando perciò un investimento a fondo perduto –, risolva il problema dei costi d’affitto per i propri dipendenti, riuscendo a collocarli vicino alla sede di lavoro, e alleggerisca, anche se parzialmente, la problematica di carattere sociale.

L’assessore all’Urbanistica della Provincia di Bologna, che ha patrocinato l’intervento, è molto soddisfatto di questo risultato e auspica che tale operazione possa essere estesa ad altri comuni, ottenendo gli stessi benefici.

Anche per noi è più importante effettuare piccoli interventi su più comuni, in modo da fornire risposte in varie zone della città e della prima periferia, piuttosto che farne uno di vaste dimensioni solo in una zona.

La nostra Cooperativa, per questo compito, necessita pertanto della collaborazione di tutte le amministrazioni comunali della provincia. Nel comune di san Giovanni in Persiceto stiamo infatti già lavorando su un’area pubblica, con un intervento analogo a quello di Ozzano dell’Emilia. Adesso, in sede e nell’ambito del PSC, il Piano Strutturale Comunale che la maggior parte dei comuni sta redigendo, ci auguriamo che possano essere individuate altre aree da utilizzare per questo scopo.