La Città del Secondo Rinascimento

Numero 29 - La scrittura del pianeta

Giovanni Ferrari
presidente del Gruppo Lameplast

CONTENITORI DA OSCAR

Lo scorso 17 aprile, BB Lameplast – società nata dal sodalizio della sua azienda con la BB Packaging – ha vinto l’Oscar dell’Imballaggio 2008, con Easysnap, la bustina monodose rivoluzionaria nella sua apertura che non richiede forbici o strappi. Ancora una volta, la creatività e la tecnologia modenesi sono premiate...

Il Gruppo Lameplast dedica alla ricerca il 3 per cento del fatturato e ciascun anno crea da tre a cinque nuovi prodotti. Dal 1993, abbiamo vinto cinque Oscar dell’Imballaggio, di cui tre a livello mondiale, e ora, grazie all’invenzione di tre giovani – Cristian Burattini, Andrea Taglini e Leonardo Viani, titolari della BB Packaging –, la bustina Easysnap, che commercializziamo con la nuova società, la BB Lameplast, abbiamo replicato il successo, in una manifestazione che è alla cinquantunesima edizione e che quest’anno premiava i prodotti che esprimono al meglio l’equilibrio tra dimensioni grafiche, strutturali e funzionali. E dobbiamo ammettere che, se venivano considerate vincenti le innovazioni che facilitano l’accesso al prodotto e la relazione con esso, attraverso un’efficace articolazione comunicativa e strutturale e un’attenta qualità delle informazioni espresse, il Premio sembrava fatto su misura per Easysnap. Per far capire la sua portata innovativa, basti pensare a quante volte si cerca di aprire una bustina di shampoo sotto la doccia senza riuscirci. Ebbene, Easysnap s’impugna con una sola mano, si piega senza sforzo fino al punto di rottura e il prodotto fuoriesce rapidamente in modo controllato e senza schizzi, con la semplice pressione di due dita, senza strappi e senza l’uso di forbici. Siccome può essere utilizzata per i prodotti più svariati – liquidi, gel o creme molto dense –, finora contenuti in tubetti, bustine, flaconcini e bottigliette, oltre a essere facile da usare, Easysnap è comoda da trasportare per un uso giornaliero anche fuori casa, senza il rischio di aperture accidentali. In fase produttiva la zona di rottura viene realizzata in modo differente a seconda della densità del prodotto, così da consentire uno svuotamento completo, qualunque sia il contenuto.

Com’è emerso nel suo intervento al Forum internazionale La politica dell’impresa (Confindustria Modena, 14 marzo 2008), i risultati ottenuti dal Gruppo Lameplast in oltre trent’anni hanno richiesto sforzi notevoli, non solo negli investimenti in ricerca, ma anche nell’organizzazione interna e nello sviluppo della rete commerciale in vari paesi. In che modo, nel processo di crescita del Gruppo, ha contribuito la formazione dei collaboratori?

Il nostro percorso non è stato e non è facile: a un certo punto, abbiamo dovuto renderci conto che il mercato stava cambiando a una velocità spaventosa e che quindi c’era l’esigenza di creare un’azienda strutturata, con un gruppo che avesse veramente le capacità che richiede la globalizzazione, un team di persone veramente vincenti. Quando i miei soci e io abbiamo valutato che come imprenditori avevamo acquisito un’esperienza notevole, ma il nostro lavoro non poteva limitarsi agli aspetti operativi quotidiani, abbiamo sentito l’esigenza di modificare la struttura aziendale. E questo è avvenuto in un modo molto semplice: cercando nuovi collaboratori, laureati e giovani, perché oggi un’azienda può essere funzionante e valida solo se si avvale del contributo di giovani, che hanno un approccio elastico e una conoscenza del mondo anche migliore di quella che possiamo avere noi.

Ciascun nuovo collaboratore, prima che inizi a prestare la sua opera come addetto o come responsabile dei vari settori dell’azienda, segue un corso di almeno un mese, in cui deve giungere a ottenere la percezione del Gruppo Lameplast, di ciò che esso ha creato e di ciò che fa in tutto il mondo, deve arrivare ad acquisire l’approccio Lameplast, quello in cui ci si sente vincenti. Le nostre squadre devono essere costituite da persone che hanno la voglia di crescere e di confrontarsi con il mercato mondiale.

È chiaro che, nel corso degli anni, man mano che, insieme ai collaboratori, crescevano le aziende del Gruppo, non mi è bastata più la competenza di imprenditore, ho dovuto acquisire anche la capacità di capire i collaboratori: quasi come un amico, spesso dovevo e devo cercare di capire i problemi di ciascuno e riuscire a intervenire nel momento in cui va in crisi per un motivo o per l’altro, per problemi familiari e personali o per problemi interni all’azienda.

E così abbiamo cercato di avvicinarci sempre più a quel modello di azienda aperta, che funziona nella misura in cui ciascun collaboratore avverte che può dare un contributo importante alla creazione di valore, ma anche che può trovare persone disponibili a colloquiare e a discutere dei problemi che incontra.

Oggi possiamo dire che nel nostro Gruppo c’è uno staff di persone meravigliose, che funziona molto bene, e che si è formata una squadra veramente affiatata, funzionante e innovativa.

L’affiatamento all’interno di un’impresa è importante, soprattutto se pensiamo ai problemi che essa incontra nel corso del suo sviluppo. Lei ritiene che ci sia qualcosa che le istituzioni possono fare per favorire le imprese?

Se vogliamo accennare ai problemi che abbiamo trovato lungo il cammino, allora dobbiamo parlare di uno scenario che purtroppo nel nostro paese è riscontrabile da tutte le imprese: è innegabile che, ogni volta che noi imprenditori ci avviciniamo alle istituzioni comunali, provinciali o regionali che siano, ci mettono il bastone fra le ruote per non agevolarci o per non accelerare il processo a cui stiamo dando impulso. Tanto per fare un esempio e un paragone, quando abbiamo costruito il nuovo stabilimento a Miami, abbiamo incontrato tutti i rappresentanti delle istituzioni – dal sindaco ai vigili del fuoco alle autorità sanitarie – i quali, dalle 9 del mattino alle 5 del pomeriggio, hanno deciso e concordato la certificazione e l’approvazione del nuovo progetto. Spesso, quando ci siamo rivolti alle istituzioni locali per richiedere le autorizzazioni per lavori di ampliamento o nuove costruzioni dei nostri stabilimenti, abbiamo subito un ritardo di diversi mesi a causa della complicata burocrazia italiana.

Ciò detto, come possiamo pensare che il pubblico abbia veramente la volontà di fare crescere le aziende, nonostante esse dimostrino d’investire e di fare sacrifici enormi, che vanno anche a vantaggio della comunità che le ospita?