La Città del Secondo Rinascimento

Numero 17 - La salute intellettuale

Giovanni Bracchetti
cardiologo dell'Istituto di Cardiologia del Policlinico Sant'Orsola (Università di Bologna)

L'ECOCARDIOGRAFIA OGGI

Sono il più giovane medico dell’Istituto di Cardiologia dell’Università di Bologna, dove mi occupo di ecocardiografia, la metodica diagnostica basata sugli ultrasuoni per vedere direttamente il cuore nella sua conformazione e nel suo funzionamento attraverso un’immagine dinamica sullo schermo di un monitor. Oggi, le tecniche ecocardiografiche permettono sempre più di cogliere e di evidenziare le sfumature, le differenze di conformazione, di struttura e di funzionamento che contraddistinguono ciascun cuore, anche in condizioni di patologia. Anzi, possiamo dire che oggi l’ecocardiografia, presente anche nelle sale operatorie più attrezzate e nelle operazioni più difficili, è la metodica diagnostica che può descrivere più compiutamente le variazioni che interessano, in ciascun momento, l’organo cardiaco. È anche un validissimo supporto per il chirurgo, il quale, se, come spesso accade, riceve l’indicazione all’operazione da un altro specialista cardiologo, deve conoscere, con la massima esattezza possibile, le condizioni interne del cuore che deve operare, sia per l’esecuzione dell’intervento sia, nel caso d’impianti di valvole artificiali, per l’eventuale scelta di materiali o tessuti. Ricordo che tale supporto offerto dalla tecnica ecocardiografica riguarda anche il flusso di sangue nei singoli organi cardiaci e nei differenti momenti, che può essere seguito mediante elaborazione da parte del computer, con relativa resa grafica e cromatica.

La metodica ecocardiografica attualmente presenta innumerevoli vantaggi legati alla sicurezza, per il paziente e per l’operatore, alla maneggevolezza, oggi straordinaria, delle apparecchiature, alla precisione dell’immagine, alle indicazioni che è già in grado di offrire. Inoltre, le linee di ricerca dell’ecocardiografia oggi stanno procedendo verso obiettivi anche più avanzati rispetto a quelli appena descritti.

Questi obiettivi, di cui anch’io sto occupandomi, riguardano essenzialmente la dinamicità e la progressività delle immagini, in particolare riguardo ai flussi, sempre più non solo in termini qualitativi e analogici – per esempio riguardo alla qualità dei flussi –, ma anche quantitativi e “matematici”, per dare credibilità e indicazioni diagnostiche e prognostiche sempre maggiore alle nostre indagini e per offrire strumenti più precisi agli altri operatori e fiducia ai pazienti.