La Città del Secondo Rinascimento

Numero 26 - Le donne, l'arte, la scrittura

Vincenzo Iommi
ingegnere, amministratore delegato dell'Istituto Giordano

LA MARCATURA CE PER LA SALVAGUARDIA DEL CONSUMATORE

Nel panorama che ormai lo vede in prima linea nell’informazione tecnica, convegnistica e formativa, l’Istituto Giordano ha organizzato il convegno internazionale sul tema della Marcatura CE dei serramenti, che si è tenuto il 27 settembre scorso. Quali sono i problemi e le novità che ha messo in evidenza?

Il 2007 ha aperto un biennio molto caldo per tutta la filiera di produttori e distributori di serramenti, dovuto all’ingresso di questo prodotto nella cogenza della Marcatura CE. Per questo l’Istituto Giordano ha pensato di farsi promotore della diffusione di tutte le informazioni di cui il mondo dell’industria necessita per affrontare al meglio i propri obblighi di legge; attraverso questo convegno, che ha risposto in maniera esaustiva, avvalendosi dell’intervento dei maggiori esperti internazionali di settore – come esponenti della Commissione Europea, UNI, CGIA, CNA, e IFT (purtroppo, non era presente il Ministero dello Sviluppo Economico), oltre che, naturalmente, Istituto Giordano –, alle tante domande sugli obblighi che i produttori devono affrontare e sulle responsabilità a essi connesse. Oltre al forte interesse che il pubblico ha dimostrato per gli argomenti del convegno, abbiamo potuto riscontrare un altrettanto forte interesse di altri enti che avrebbero volentieri inviato un relatore quando sono venuti al corrente dell’evento. Ma ormai il panel era stato costituito e sarebbe stato necessario un giorno in più per farli intervenire tutti.

Sulla Marcatura CE, pur essendo un tema molto dibattuto da molto tempo, le idee non sono totalmente chiare. Ma non possono esserlo, perché c’è differenziazione nel complesso della Comunità Europea: io sono un europeista straconvinto, ma non posso non comprendere che l’unificazione europea – che significa fare pensare venticinque paesi allo stesso modo – è un’impresa che necessariamente richiede tempo. Sicuramente, ci sarà un giorno in cui la UE sarà una Comunità vera, adesso è una Comunità in movimento, quindi, ci si deve un po’ adeguare l’un l’altro. Ci stiamo riuscendo? Sì, lentamente. Ecco che, allora, quando si redige una regolamentazione, come la Marcatura CE dei serramenti, è difficile accontentare tutti. Se consideriamo poi che l’Italia – con le sue 46000 più o meno piccole aziende del settore, contro le 9000 della Germania – ha una compagine economica assai più variegata degli altri paesi, possiamo immaginare la differenza strutturale e l’interpretazione diversa della stessa norma che tale differenza comporta. Ma questo non è un dramma, significa semplicemente che all’uniformizzazione si arriverà pian piano, probabilmente con più facilità in Germania, anche se non possiamo dimenticare che le piccole aziende in Italia sono la struttura portante dell’economia. Tuttavia, se le esigenze del piccolo artigiano italiano sono nettamente differenti da quelle del grande costruttore tedesco, entrambe sono legittime e chi sta a Bruxelles deve trovare un punto d’incontro. Non è facile, però è chiaro che, nei convegni come il nostro, queste differenze emergono tutte e ciascuna parte tende a difendere i propri interessi: se le associazioni di artigiani chiedono di limitare nuovi costi perché appesantiscono la piccola produzione, le grandi aziende vorrebbero avvalersi di una regolamentazione più rigida a scapito di  molte delle piccole e rendere il mercato meno frammentato. In questo guazzabuglio, occorre trovare un equilibrio, ma, aggiungo, un equilibrio che salvaguardi il vero padrone di questa situazione: il consumatore, perché ciò che conta è che le finestre che compreremo fra due o tre anni – francesi, inglesi, tedesche o italiane – siano più performanti di quelle che compravamo ieri. I convegni come questo servono per dare un piccolo contributo alla costruzione dell’Europa, facendo diminuire la confusione che sorge dall’incontro di paesi con strutture economiche, sociali e culturali differenti.

Per esempio, si è parlato di cascading, la possibilità di utilizzare attività fatte da altri quando si assembla un prodotto semilavorato: se la casa madre produce molte parti della finestra e le testa, chi le assembla ha o non ha l’obbligo di testarle di nuovo? La CE dice “no, a patto che…”. Allora, bisogna capire come muoversi in una serie di casi, perché non è necessario che tutti i piccoli artigiani italiani facciano sullo stesso tipo di finestra una serie di test già fatti; se due costruttori fanno lo stesso tipo di finestra uno può avvalersi dei test fatti dall’altro (shared ITT). Molti problemi a questo proposito sono stati discussi e creano ancora fermento a Bruxelles, ma teniamo conto che l’obbligatorietà scatterà dal febbraio 2009, quindi, siamo in un periodo di preparazione. È probabile, nel frattempo, che alcune famiglie di prodotto vengano eliminate, perché i costruttori vogliono risparmiare l’onere della Marcatura. Se prima toccava al consumatore scoprire i difetti di una finestra, d’ora in poi sarà il costruttore a innescare un processo di selezione naturale.

L’Istituto Giordano, con suoi cinquant’anni di attività, è partner di enti statali e partecipa ai gruppi di lavoro ministeriali per la stesura di norme che poi diventano parte della vita quotidiana di costruttori e utenti finali, per i quali l’Istituto è un riferimento di eccellenza…

Sì, ma questo va detto senza boria. L’umiltà è una virtù che occorre coltivare per continuare a crescere, non si è mai grandi e importanti abbastanza. Bisogna pensare in grande, ma operare con umiltà: il progetto deve essere ambizioso, ma non si può perseguire con arroganza, come ormai credono in troppi nella società della spettacolarizzazione. Se si parla bene di noi, deve essere perché abbiamo conseguito dei risultati, non perché urliamo.

Comunque, l’Istituto Giordano dimostra sempre di fare appello alla norma come strumento non di coercizione, ma di educazione alla qualità.