La Città del Secondo Rinascimento

Numero 27 - Questioni di salute

Elisabetta Pontiggia
oncologo, membro dell'International Clinical Hipertermia Society

IL DISPOSITIVO ALIMENTARE E LA TERAPIA CHELANTE

Nel mio intervento vorrei illustrare le possibilità di prevenzione primaria e secondaria, nonché di diagnosi precoce, per quanto attiene alcuni tumori. Il termine “prevenzione” è usato e abusato, qualsiasi rivista femminile o di salute in genere parla di prevenzione, ma poi molto spesso nella quotidianità del singolo le regole più semplici sono disattese.

La prima prevenzione consiste sicuramente nell’eliminazione del fumo di sigaretta, di cui tutti conosciamo i rischi e le controindicazioni, ma a cui comunque continuiamo a dare spazio nella nostra vita. Il fumo di sigaretta costituisce un fattore di alto rischio per una serie di tumori come quello del polmone, quello della faringe e del cavo orale e il tumore vescicale, a causa del progressivo accumulo di sostanze tossiche cancerogene.

Un altro aspetto fondamentale nella prevenzione è l’alimentazione: tutti sappiamo che la dieta mediterranea è la più efficace per acquisire sostanze nutrienti, sali minerali, vitamine, antiossidanti e fibre che danno una protezione ad ampio raggio. Tuttavia, se analizziamo le abitudini della maggior parte della popolazione, e soprattutto dei bambini, constatiamo che la possibilità di prevenzione dal punto di vista alimentare viene elusa. Inoltre, sono pochi coloro che sfruttano una serie di strumenti di prevenzione sotto forma d’integratori nutrizionali consigliabili per persone che potrebbero avere uno specifico rischio nell’ambito di una particolare malattia. Per esempio, è dimostrato che alcuni derivati della vitamina A, assunti da donne che hanno forme primitive di tumore mammario, permettono la regressione del tumore stesso.

In ambito di diagnosi precoce, a livello di screening di massa, abbiamo a disposizione soltanto la mammografia per il tumore alla mammella, il pap-test per i tumori utero-cervicali, la ricerca del sangue occulto per il tumore del retto (in entrambi i sessi) dopo i cinquant’anni e l’ecografia prostatica con il dosaggio del PSA. Inoltre, ci sono protocolli di studio, anche se in numero ancora troppo limitato, per una metodica che si chiama tac spirale e permette la diagnosi di piccoli tumori polmonari in pazienti forti fumatori, ma è un esame che viene proposto a pochi perché è costoso e a carico del paziente stesso.

Per quanto riguarda gli altri tumori, la maggior parte, purtroppo, non ci sono attualmente metodiche di screening: mancano esami a basso costo che possono essere proposti a tutta la popolazione in determinate fasce di età. Naturalmente, rimane aperta la possibilità per il singolo paziente, se ha una storia familiare particolare in cui può esserci una predisposizione di tipo genetico allo sviluppo di determinate malattie, di fare nel corso della vita controlli periodici. Pensiamo, per esempio, al tumore ovarico, che in una discreta percentuale di casi tende a essere familiare. Il consiglio che si può dare alla donna è un controllo del marcatore Ca 15.3 tipico delle neoplasie ovariche, oltre all’ecografia addominale periodica.

Qualche mese fa, sul “National Geographic” è stato pubblicato un articolo in cui un quarantenne giornalista americano, con condizioni di vita non particolarmente esposte all’inquinamento (non più, insomma, di tanti di noi), per ragioni lavorative si è sottoposto allo screening di quattrocentottanta sostanze altamente tossiche nel sangue: ebbene, trecentonovanta sono state ritrovate. Questa persona ha una vita assolutamente normale, vive in un ambiente apparentemente salubre, ma la cosa più inquietante è che almeno una decina sono sostanze tossiche proibite da anni, perciò possiamo dedurre che probabilmente il contatto e l’assorbimento di queste sostanze sia avvenuto in passato e che queste non siano più state eliminate dall’organismo, che da anni è caricato di una pesante “zavorra chimica”. Quindi, c’è un grande problema in questo senso: ognuno di noi può agire sulle proprie abitudini di vita, utilizzare alcuni prodotti al posto di altri, porre attenzione alle scelte alimentari, ma molte cose non può deciderle in quanto dipendono da meccanismi di varia natura, non da ultimo politica e commerciale, che in buona parte sfuggono alle nostre possibilità di controllo.

Per scaricare la zavorra chimica che ciascuno di noi porta addosso, da una decina di anni, stiamo applicando una terapia proveniente dagli Stati Uniti, la cosiddetta terapia chelante, che utilizza una sostanza di sintesi, disponibile anche in Italia dagli anni quaranta, cinquanta, che si lega alle sostanze chimiche tossiche e ai metalli pesanti in eccesso presenti nel sangue, eliminandoli con le urine. Abbiamo iniziato a usare questa metodica nelle terapie dei malati oncologici, ma è utilissima anche nella prevenzione dell’invecchiamento, del danno da esposizione a sostanze chimiche, nelle patologie autoimmuni e nelle malattie cardio-vascolari, tutte situazioni in cui è ampiamente documentato un danno prodotto dai radicali liberi e facilitato dalla presenza di sostanze chimiche tossiche e metalli pesanti.

www.ipertermia.org

www.chelation-online.it