La Città del Secondo Rinascimento

Numero 13 - Le donne, l'impresa, la comunicazione

Anna Majani
vice presidente della Majani SpA, Consigliere Regione Emilia Romagna

IL TEATRO, L'AZIENDA, LA POLITICA

Intervista di Anna Spadafora

Quando lei ha incominciato a lavorare non c’erano molte donne imprenditrici?

Avevo diciotto anni e non mi prendevano molto sul serio: “La figlia del padrone”, dicevano, “entra in azienda. Figurati!”. E vedevo che anche le amiche, che erano inserite nelle aziende del padre o del marito o del fratello, avevano pochi riconoscimenti, lavoravano sempre nell’ombra. Adesso la situazione è cambiata, ma gli uomini comandano ancora, o per lo meno, pensano così.

In che ruolo ha incominciato a lavorare?

Eravamo ancora nell’immobile vecchio di via Carbonesi a Bologna e ho incominciato aiutando mio padre e, man mano, ho imparato tutti gli aspetti del lavoro. Sono stati anni difficili anche perché mio padre ha subito due infarti e io mi sono trovata, da sola, con problemi molto più grandi di me. Ci sono stati anche anni di crisi, circa otto, durante i quali avevamo praticamente perso l’azienda, crisi che si è risolta quando si è inserito nella società mio figlio, laureato in Scienze Politiche, analista finanziario, socio ordinario dell’AIAF, ma soprattutto con la fortuna di possedere tutte le qualità che occorrono per ben guidare un’azienda. Così, dal 1984, io e mio figlio abbiamo il pieno possesso dell’azienda che consegue brillanti risultati proprio grazie a lui. Mio figlio è Presidente e Amministratore Delegato della Majani S.p.a. .

Ma prima che arrivasse suo figlio era lei a dirigere l’azienda…

Ero io con mio padre, che purtroppo, come dicevo, non stava bene. Io facevo quello che potevo…

E com’è giunto il personale ad acquistare fiducia nella sua direzione?

Erano altri tempi, c’erano altre esigenze e soprattutto un altro spirito. C’erano persone che lavoravano qui da una vita e mi avevano conosciuta da bambina.

Però lei ha mantenuto costante la fede nella riuscita?

Ah, sì. Questa è sempre stata incrollabile. Credo che sia stata decisiva per le sorti della Majani, tant’è che al giorno d’oggi non è facile trovare un’azienda che si è tramandata di padre in figlio dal 1796. Infatti mio figlio è la settima generazione ed è una bella soddisfazione. Prima di tutto, vuol dire che il prodotto è sempre stato buono – anche perché i clienti comprano una volta, ma, se il prodotto non vale, non si lasciano ingannare una seconda – e poi significa che abbiamo saputo fidelizzare i consumatori, non li abbiamo mai traditi. Anche per questo non vogliamo espanderci in grande scala, altrimenti non saremmo più la casa di qualità, di elite, nella quale ci identifichiamo. La nostra produzione è sottoposta ad un controllo costante e severissimo, e tutti gli ingredienti utilizzati sono di alta qualità e genuinità.

Può dirci com’è avvenuto il suo incontro con la politica?

Cinque anni fa mi telefonò l’Onorevole Giancarlo Tesini per dirmi che, per le regionali, il mio nome era stato indicato nel listino del presidente. Naturalmente, io dissi che non avevo mai fatto politica e che non ero la persona che loro cercavano. Ma Tesini mi si presentò con il capogruppo della Margherita, Luigi Gilli, che mi disse: “Sono stato incaricato da Castagnetti di mettermi in contatto, a Bologna, con una donna di cognome molto conosciuto, cattolica, digiuna di politica, imprenditrice. Dice Tesini che questa donna è lei”. Io non conoscevo Castagnetti, ma immaginai che il mio nome poteva essergli stato suggerito solo dal mio grande amico Andreatta. Con Nino e la moglie Giana abbiamo condiviso la grande passione per il teatro, quindi ci siamo regolarmente frequentati da sempre. Il mio affetto per lui mi ha fatto decidere. È stata una decisione travagliata, ma devo dire che non mi sono pentita, è stata un’esperienza molto interessante, per le persone che ho conosciuto e le cose che ho avuto l’occasione di apprendere. E ora, giunti alla vigilia della presentazione delle liste, il mio Capogruppo Gilli mi ha telefonato, di nuovo, dicendomi che avrei dovuto candidarmi nella lista “Uniti nell’Ulivo”, per sostenere il progetto politico di governo di Prodi, a cui sono legata da amicizia e stima reciproca, incentrato a rilanciare il nostro paese per dare nuove prospettive, sia ai cittadini, che alle imprese. Tale progetto trova la mia convinta adesione e sostegno per la costruzione di una casa unica del centro sinistra nel panorama politico italiano e regionale. Così ho accettato. A questo punto, se qualcuno mi voterà: grazie!

Veniamo alla sua passione per il teatro…

Ho tanti amici fra gli attori. Giuliana Lojodice è la mia amica del cuore da quarant’anni, ma poi ci sono tanti altri amici come Aroldo Tieri, Umberto Orsini, Gabriele Lavia, Monica Guerritore, Rossella Falk, Erica Blanc, Anna Proclemer, Milena Vukotic, Marina Malfatti e tanti altri ancora, come per esempio il grande regista Pier Luigi Pizzi. Sono stata la madrina al battesimo del figlio di Renato Rascel, grande amico di mio padre dal 1947: insomma, tanti amici di una vita a Teatro. Ho tre abbonamenti alla lirica, al Comunale di Bologna, alla Fenice di Venezia e a La Scala di Milano, e in più seguo la musica e la prosa. Il teatro è la grande passione della mia vita, passione che spazia in Italia e anche all’estero. Al teatro si va sempre, se la passione è davvero grande, non c’è stanchezza, non ci sono impedimenti, si va: io vado! Quando si alza il sipario è sempre un’improvvisata, non si sa cosa accada, non esiste una recita uguale ad un’altra, è un fascino senza fine.

Ho avuto la fortuna di avere come Maestro di piano uno dei tre fratelli Arcangeli, Nino, che prima accompagnava al teatro di musica mia zia e poi me. Alla prosa mi accompagnava la mia insegnante di francese, Madame Jeanette. Entrambi sono stati da me amatissimi. 

Inoltre, i miei genitori erano molto amici con il Maestro Franco Abbiati e passavamo tutte le estati insieme. Era critico alla Scala e scriveva per il “Corriere della Sera”, ma soprattutto era una grande figura nel mondo della musica, tanto che è stato istituito, dopo la sua morte, il prestigioso premio di musica che porta il suo nome, “Franco Abbiati”. Le tante lettere che mi scrisse sono da me gelosamente conservate. Il Maestro è stato il mio “vero Maestro” di musica. Il teatro è il mio grande amore fin da ragazzina e senza il teatro non potrei vivere.