La Città del Secondo Rinascimento

Numero 31 - La libertà, l'arte, l'impresa

Gregorio Scalise
poeta, scrittore, drammaturgo

UNA SPECIE DI SPAESAMENTO

Già nei libri precedenti della collana “L’arca. Pittura e scrittura” (Spirali), Shen Dali stabilisce, nel gioco di accostamenti fra artisti del passato e artisti dei giorni nostri, alcune differenze che difficilmente si sarebbero colte per via storica. La capacità di Shen Dali di creare attraverso citazioni di vari poeti, in particolare francesi, una specie di campo visivo nuovo e moderno rispetto agli artisti presi in esame, offre una lettura stimolante e in parte inedita delle opere.

È inevitabile che quando sia un orientale a guardare opere di artisti occidentali il suo occhio, estraneo al tipo di cultura che le ha prodotte, colga aspetti sorprendenti. Se Silvestro Lega, per esempio – pittore di cui si occupa Shen Dali in questo nuovo libro della collana “L’arca” (Silvestro Lega e Antonio Vacca) –, viene esaminato da un punto di vista strettamente storiografico, com’è stato fatto finora ai fini di una sua collocazione, non è detto che con questo il discorso sia completamente esaurito. È vero che nei quadri di Silvestro Lega troviamo scene di vita quotidiana, ma è vero anche che in essi spesso c’è una sorta di “oggetto povero”, di situazione agreste, e questa dimensione non è detto che debba condurci verso una tipicità senza altre soluzioni.

Arcangeli osserva a proposito dei Macchiaioli e di Silvestro Lega che, rispetto agli impressionisti, a cui peraltro faranno riferimento, sono più provinciali. Forse. Ma Lega, mentre si allontana dai Macchiaioli veri e propri, introduce un proprio stile e una luminosità interessante. Collocando una situazione nel tempo, quasi bloccando il tempo nel quadro, Lega riesce a elevare gli oggetti verso un gusto di pre-modernità, rispetto al nostro moderno. È un passaggio abbastanza forte e significativo.

Shen Dali, accanto alle opere dei pittori, presenta poeti francesi al di fuori della solita fruibilità e chiude, in genere, con un insegnamento dialettico, spesso del Tao, come questo: “Tutti considerano bello il bello, e in questo sta la bruttezza. Tutti considerano bene il bene, e in questo sta il male”.

Spesso i riferimenti di Shen Dali sono misteriosi ed enigmatici. Accanto all’enigma del quadro in sé, soprattutto nei commenti cinesi e orientali in genere, avvertiamo una specie di spaesamento, quindi un invito a riflettere, anche nel senso di “portare con sé”. Lo spunto, il mix di cultura francese e orientale, provoca cortocircuiti che vanno a favore dello sguardo.

In questo libro, Shen Dali è chiamato a confrontare Silvestro Lega con Antonio Vacca, che viene quasi un secolo dopo e si mostra con una struttura e con una visione ovviamente diverse. Nel tempo presente molti riferimenti culturali sono saltati e non esistono più le riviste e i movimenti, come Fluxus, per esempio, che cercavano – e c’erano quasi riusciti – di togliere le barriere tra le varie arti e i vari periodi.

Nell’opera Sguardi letterari troviamo linee che s’incrociano in forma di triangoli ma paiono volti su cui l’autore è andato in sovrimpressione attraverso rimandi triangolari. Oppure pensiamo all’aquilone come elemento importante e portante in quasi tutti i quadri di Antonio Vacca. Allora ci si chiede anche fino a che punto questi quadri abbiano un senso, rispetto, per esempio, al lavoro di Lega che finisce per essere riconoscibile dappertutto.

Per esempio, c’è un quadro molto bello, dipinto mentre Lega sopporta una dura sofferenza, la scomparsa di sua moglie, Paesaggio romagnolo, del 1870: c’è terra gialla, c’è un uomo che si allontana con la carriola e, dietro, la collina, le case. Vediamo il commento di Shen Dali: cita addirittura Les roses d’Ispahan, di Leconte de Lisle, poeta parnassiano.

Ci sono anche moltissimi altri poeti citati, tanto che sembra, in qualche modo, un “assalto”, che tuttavia, in fondo, riesce a dare una sensazione per cui, insieme al quadro, si capisce di più il poeta. Per esempio, alle Geotensioni di Vacca viene accostata la poesia di Apollinaire Les fenêtres. Altre volte ci s’imbatte in una poesia di Prevert e si ha come l’impressione che questi poeti dell’inizio del secolo, che molto probabilmente oggi non sono più considerati grandi poeti, avevano tuttavia una prospettiva di comunicazione più immediata, felice e più ricca di speranza, con la società che li circondava. In breve, un’apertura e un’attesa, che nella nostra condizione attuale sembrano essere venute meno.

In Aquilone, di Vacca, vediamo che l’aquilone viene lanciato con un gesto plastico, mentre, come dice Shen Dali, il mare alle spalle si avvicina. Questo aquilone, elemento tanto importante per Vacca, è quasi un segno, a metà tra il fumetto e il cosiddetto “segno della libertà”. Libertà, io chiamo il tuo nome, altra poesia molto famosa di un altro poeta francese, molto semplice e molto diretta.

C’è il quadro Figura di donna in cucina, di Lega, dove una donna è bloccata in un movimento semplice, all’interno di una situazione ancora più semplice, e questa semplicità fa venire in mente la Metafisica del quotidiano, una mostra di Franco Solmi. Solmi, che è stato direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, aveva mescolato, nella mostra sopra citata, metafisica e pittori contemporanei, creando effetti spaesanti.

C’è, in questo quadro, (Figura di donna in cucina) quanto è sufficiente a fare di una presenza “la presenza”. Com’è detto nel capitolo IX del Tao Te King, citato da Shen Dali: “Una casa è attraversata da porte e da finestre, //è ancora il vuoto//a permettere l’habitat”. È ancora il vuoto, tutto ciò che “non c’è” intorno, e che nello stesso tempo c’è, a permettere l’habitat di questa figura. La citazione di Shen Dali è stata più che puntuale.