La Città del Secondo Rinascimento

Numero 23 - L'era del brainworking

Nicoletta Mannari
area manager Amplifon, Emilia Romagna e Marche (Bologna)

LE DONNE E L'IMPRESA

intervista di Pasquale Petrocelli

Dal 1991 lei lavora in Amplifon Italia e nel 2006 è diventata area manager di questo gruppo in Emilia Romagna e nelle Marche. In base alla sua esperienza, qual è il particolare contributo che le donne possono dare all’azienda?

Sono particolarmente sensibile al tema della donna come manager. Le donne dimostrano ogni giorno le loro grandi doti nel saper coniugare il lavoro e la famiglia e nel saper gestire senza autoritarismi, tipici dell’atteggiamento maschile, i rapporti con il personale. Per questi motivi la nostra azienda, storicamente gestita da figure maschili, affida sempre più alle donne ruoli di grande rilevanza, come quello dell’audioprotesista, che svolge una funzione chiave, perché deve adattare la tecnologia – nel nostro caso, una protesi acustica – alle esigenze specifiche e individuali del singolo cliente. Nella maggior parte dei casi, le donne riescono a guidare gli anziani, nostri principali clienti, e i loro familiari in maniera più rassicurante e coinvolgente.

Quali opportunità hanno le donne in Amplifon?

Io ho iniziato a collaborare con questa azienda alla fine del 1991 e da quel momento ho assunto sempre ruoli di maggiore responsabilità fino a ottenere, un anno fa, il ruolo di area manager. È la prima volta che quest’azienda ha un’area manager donna. Nello svolgimento del mio lavoro cerco non solo di seguire le politiche aziendali ma anche d’introdurre elementi gestionali tipicamente femminili e innovativi, come il diverso modo di dialogare con il personale e di gestirlo.

La nostra come ciascuna azienda ha bisogno d’innovazione. Il mio contributo in questa direzione consiste nel tentativo di seguire la rete commerciale in maniera non autoritaria e di organizzarla in modo non gerarchico, ma attraverso un confronto crescente e costante fra il management locale e le persone che lavorano direttamente sul territorio. Per seguire questa strada è necessario rompere gli schemi e, a mio avviso, le donne possiedono una particolare capacità nel farlo.

Perché collega l’innovazione alla donna?

Perché credo che le donne siano particolarmente coraggiose e portate a intuire i cambiamenti, che siano maggiormente motivate ad agire cercando di lasciare un segno, senza temere le novità. L’animo femminile è in questo senso diverso da quello maschile, più tradizionalista e razionale. La donna agisce spesso seguendo il proprio intuito.

Oltre a questa dote lei ha seguito anche una formazione? Di che tipo?

A tre anni, gli oggetti che tenevo in mano di più erano i libri, anche se non sapevo ancora leggere. Dopo il liceo scientifico, ho frequentato la Facoltà di Lettere, perché era quella che mi permetteva di leggere di più. Nella mia famiglia sono cresciuta in un ambiente che mi dava molti stimoli, mia madre, in particolare, mi ha sempre spronato verso l’indipendenza e la libertà. La mia storia quindi non deriva, propriamente, dal tipo di formazione. Anche se penso che la formazione umanistica mi abbia aiutato e mi aiuti a capire meglio le persone della rete vendita che seguo, soprattutto quando devo individuare i punti di forza di ciascuno. Poi, per acquisire competenze specifiche rispetto al settore di attività del Gruppo Amplifon, ho deciso di prendere la laurea in tecniche audioprotesiche, laurea scientifica rilasciata dalla Facoltà di Medicina e ho seguito – e seguo – i corsi di formazione, nei vari ambiti, interni all’azienda. L’incontro con Amplifon ha cambiato completamente il mio percorso formativo che, a differenza del periodo universitario, è diventato di tipo economico, di analisi numerica, di progettazione. Di donna impegnata nell’impresa. Tutta l’energia e l’interesse che prima riponevo nella cultura, in qualcosa di assolutamente astratto, ora si rivolge invece a qualcosa di assolutamente concreto. Ho trasferito tutta l’energia e l’interesse per lo studio in qualcosa di concreto come l’impresa. Mantenendo comunque il mio approccio diverso, come donna. Anche se tengo a precisare che vivere le cose come donna non vuol dire vivere il femminile come qualcosa di complementare all’uomo, messo al centro della propria vita.

Il Gruppo Amplifon è stato fondato da un uomo?

Sì, il Gruppo Amplifon è stato fondato da un uomo che, come tutti i grandi uomini della storia, aveva a fianco una grande donna, la signora Holland, il nostro presidente. Questa donna gode di grandissima stima all’interno dell’azienda. Alla veneranda età di ottantaquattro anni, continua a presenziare nei vari paesi del mondo con una grinta e un’energia straordinarie.

Purtroppo, ancora oggi, c’è chi crede che ci sia differenza a seconda che chi dirige sia un uomo o una donna, ma credo che in futuro non ci sarà più questa discriminazione e che lavorare per un direttore donna diventerà qualcosa di molto più usuale e frequente.