La Città del Secondo Rinascimento

Numero 23 - L'era del brainworking

Luciano Passoni
ingegnere, amministratore di SIR, Modena

ROBOT MADE IN ITALY PER L'AVVENIRE DELLA MANIFATTURA

Com’è giunta la SIR a divenire marchio di qualità, sinonimo di garanzia per tutti coloro che acquistano i vostri robot?

Penso che tutto sia nato dalla mia personalità: sono un pignolo, una persona che cerca quotidianamente di migliorarsi, un amante di tutto ciò che è realizzato a regola d’arte. Spesso, quando si parla di qualità o di gusto estetico, ci si riferisce esclusivamente alla moda e alle automobili sportive, settori in cui la nostra provincia ha raggiunto livelli di eccellenza internazionali. In realtà questi principi sono applicabili a tutti gli ambiti manifatturieri, anche alla robotica e all’automazione, in cui la pulizia e l’eleganza di una soluzione possono essere l’arma vincente nei confronti della concorrenza. C’è una notevole differenza nell’indossare un maglione o un completo elegante, anche se entrambi hanno la loro funzionalità e praticità: allo stesso modo, nell’industria si può rimanere statici o ricercare invece la più alta qualità, migliorando la propria azienda e i propri prodotti giorno dopo giorno. Devo ammettere che questo non sempre viene percepito dai nostri clienti: non tutti sono in grado di riconoscere la qualità insita nelle nostre soluzioni, che spesso si traduce in una maggiore affidabilità e in un minor costo di manutenzione. La percezione della qualità è spesso un processo caratterizzato da un metabolismo lento: solo ora cominciamo a raccoglierne i frutti, visto che SIR rappresenta oggi il riferimento di eccellenza in campo nazionale. Il fatto che dopo tanti anni questo marchio sia così diffuso nelle nostre aziende, dal piccolo artigiano alla grande multinazionale, ma soprattutto che sia rispettato anche dalla concorrenza, è per noi motivo di immensa gratificazione. Sicuramente oggi possediamo un notevole bagaglio di conoscenze ed esperienze, a livello di soluzioni e di tecnologie, che occorre proteggere a tutti i costi, poiché rappresenta il vero valore della nostra impresa. Nell’epoca dell’informazione e della diffusione della rete globale, è estremamente difficile preservare il patrimonio di conoscenze aziendali dalla divulgazione indesiderata. I brevetti, quale strumento di salvaguardia delle invenzioni di interesse strategico per l’azienda, assumono quindi un’importanza sempre maggiore, a patto che siano redatti da uffici competenti, in grado di garantirne l’inattaccabilità e l’impossibilità d’invalidazione. Anche con i propri dipendenti occorre stabilire opportuni accordi di riservatezza, che, se non altro, aiutano a scoraggiare la divulgazione dei dati.

Tra le invenzioni importanti di casa SIR, ci sono le nuove celle di processo Profile: una piccola fabbrica racchiusa in pochi metri quadri…

Già, si tratta di un approccio inedito alle lavorazioni di processo nelle fonderie di ghisa e alluminio, una cella concepita con una propria organizzazione logistica: il cuore dell’applicazione è costituito dal “Modulo”, un’unità di lavorazione universale e centralizzata, capace di muoversi in modo sincronizzato con il robot e in grado di alloggiare tutte quelle stazioni che un tempo erano disposte radialmente attorno allo stesso antropomorfo. Una soluzione caratterizzata da compattezza e confort ambientale, da un’estrema flessibilità ottenuta grazie alla configurazione modulare, ma soprattutto da una notevole facilità di programmazione, che si traduce in termini pratici in qualità alta e costante di lavorazione: con questa cella siamo entrati nell’era della produzione intelligente. L’idea è nata nel settembre 2006, ma per lo studio e la progettazione si è dovuto attendere la fine di ottobre: da quel momento abbiamo già ricevuto dodici ordini per altrettante celle Profile. I vantaggi sono talmente notevoli ed evidenti, rispetto alla configurazione tradizionale, da giustificare un investimento di tale tipo sia nelle PMI che nelle grandi fonderie. Questo dimostra l’importanza dell’idea e dell’invenzione originale: è su tale aspetto che devono puntare le nostre aziende, sulla ricerca continua di nuove soluzioni e tecnologie, su una guida imprenditoriale fondata sulla continua crescita tecnologica e su una mentalità innovativa applicata a tutti i comparti della vita aziendale.

Sia oggi sia ai tempi della prima catena di montaggio, non bastava l’automazione del processo produttivo, occorreva anche l’organizzazione. In che modo SIR ha dato un contributo all’organizzazione dell’automazione?

SIR sta applicando l’automazione a tutto il flusso produttivo, partendo dalle operazioni più semplici quali la manipolazione, passando attraverso gli assemblaggi più complessi, per giungere infine alla logistica e alla distribuzione del prodotto finito. Nelle situazioni di introduzione  massiccia dell’automazione, che presuppongono un cambio culturale e contestuale notevole, vengono a instaurarsi nuovi rapporti di partnership con il cliente finale e si creano i presupposti per il trasferimento dell’innovazione in senso verticale, sia attraverso la modifica del processo di produzione, sia attraverso la razionalizzazione e l’ingegnerizzazione del prodotto automatizzato.  Un manufatto ideato ai tempi della produzione manuale non sempre ha le caratteristiche necessarie per la movimentazione e l’assemblaggio robotizzato. Risulta quindi chiaro come le aziende sensibili a questo genere di trasformazione industriale debbano investire nello studio del prodotto, che spesso ha ricadute positive di tipo intrinseco, poiché la razionalizzazione comporta semplificazione e aumento di qualità. Occorre volontà di innovazione e apertura mentale, ma sono già tante le realtà produttive che hanno scelto questa strada e che si sono affidate a SIR per l’automazione globale. Un tempo le linee di assemblaggio erano essenzialmente rigide, dedicate alla costruzione di un unico lotto che rimaneva invariato per anni, imperniate nel raggiungimento di numeri di produzione elevatissimi. Oggi i tempi sono completamente cambiati: i lotti sono innumerevoli, caratterizzati da un grande numero di varianti e sottomodelli, mentre le quantità si riducono tendenzialmente sino al lotto uno. Ecco perché necessitiamo di automazioni estremamente flessibili, ecco perché i robot, le uniche macchine in grado di adattarsi alle esigenze della produzione just in time, stanno divenendo così diffusi.

Proprio in questo periodo SIR sta realizzando una linea di assemblaggio per un’azienda leader nella costruzione di riduttori: la gamma dei modelli è incredibilmente ampia e i robot della linea, coadiuvati da dispositivi di cambio pinza ad aggancio/sgancio rapido e da sistemi di visione dell’ultima generazione, devono sapere adattarsi e riattrezzarsi a ogni mutamento di produzione, proprio come un operatore umano.

Flessibilità e riconvertibilità sono le parole chiave dell’automazione del futuro: non c’è più spazio per le catene di montaggio di un tempo. Il concetto della produzione sequenziale è ancora valido, ma va sviluppato tramite una “catena robomatica”, costituita da decine di antropomorfi in grado di eseguire centinaia di operazioni.

Questo mi pare un contributo a una trasformazione epocale nell’industria e nell’economia in Italia…

Le rivoluzioni hanno luogo ogni qualvolta i modi di produrre, di pensare e di lavorare divengono obsoleti. Quella che stiamo conoscendo oggi è forse una rivoluzione industriale meno appariscente, ma se si vuole mantenere la competitività del nostro sistema paese è assolutamente necessario cambiare il nostro modo di produrre, di pensare e di confrontarci. Da un lato le esigenze di mercato sono mutate, dall’altro sono intervenuti nuovi competitors dai paesi emergenti, che hanno fatto cadere le nostre certezze. I prodotti cinesi sono di bassa qualità ma hanno trovato la loro giusta collocazione di mercato nella fascia dei manufatti a basso prezzo, che invoglia un numero sempre maggiore di cittadini il cui potere di acquisto si è deteriorato in questi ultimi anni.

Quindi c’è una rivoluzione in atto anche in termini di qualità della vita delle persone e dell’ambiente di lavoro?

Nei comparti industriali italiani ci sono state notevoli trasformazioni, anche nel tipo e nel numero di manodopera impiegata. Alcune aziende hanno delocalizzato verso i paesi a basso costo, ottenendo una soluzione immediata, ma forse a breve termine, al problema della concorrenza. Altre hanno investito nell’automazione, migliorando la qualità della produzione, diminuendo costi e tempi, preservando il proprio bagaglio tecnologico. Questo ha spesso comportato la riqualificazione della manodopera, ora addetta a operazioni di controllo e sussidio alla produzione, e il rilancio dell’indotto, grazie al commissionamento di molte lavorazioni all’esterno, verso il mondo economico artigiano. Percepire mutamenti ed esigenze, essere flessibili, abili nel muoversi in un mercato in costante divenire, nel differenziarsi attraverso soluzioni originali che identifichino univocamente la propria identità e la propria eccellenza: sono queste le caratteristiche che si richiedono all’industria del futuro, che dovrà garantire la riaffermazione del made in Italy attraverso il rilancio dei marchi.

Nel suo intervento al Forum Il valore dell’impresa (24 novembre 2006, Camera di Commercio di Modena), Davide Passoni notava l’esigenza di valorizzare il marchio attraverso il marketing. Quanto viene sentita  questa esigenza nel vostro settore?

Stiamo lavorando in tale direzione, ricercando nuove modalità per dare immagine all’azienda, nuove pubblicità che rappresentino veramente una forma di rottura rispetto al passato e che colpiscano nell’intimo il potenziale cliente. Nel fare questo è estremamente utile prendere spunto da alcune realtà imprenditoriali che sono riuscite a creare valore aggiunto attraverso l’immagine: come già ho affermato, la componente estetica e la bellezza della soluzione stanno prendendo piede anche in un campo tendenzialmente “freddo” come quello della meccanica. Anche perché quell’evoluzione del gusto, oggi riscontrabile in quasi tutti gli ambiti, dall’abbigliamento all’arredamento, dal cibo al vino, si muove in modo paritetico con l’innalzamento della qualità, sia essa della vita, dell’intero sistema o del singolo prodotto.