La Città del Secondo Rinascimento

Numero 32 - Istanza di qualità

Francesca Baroni
cifrematico, presidente di F&B Promotion e Events e Hospitality

L'ARTISTA NON È L'ESECUTORE

Con la ricerca pubblicata nel libro Robert Schumann e i tredici giorni prima del manicomio (Spirali), Uwe Peters apre un dibattito attuale e intrigante attorno alla figura del grande compositore e musicista. Sono molte le versioni intorno alla vita di questo artista: c’è chi lo descrive come una specie di demonio e chi lo considera completamente pazzo. La sua vicenda ha fatto discutere molto e ha prodotto giudizi morali, condanne e pettegolezzi. Ma che cos’è accaduto veramente a Robert Schumann?

Uwe Peters analizza con estrema precisione, attraverso documenti, lettere e cartelle cliniche, una piccola parte della vita di Schumann, quei tredici giorni che precedettero il suo ricovero. E affronta episodi che hanno influenzato la considerazione di Schumann, soprattutto da parte della critica e dei media. Inoltre, esplora una questione nodale per la storia della musica: la presunta relazione tra arte e follia. Questione attuale, in cui esperti di musica e di psichiatria si sono sempre imbattuti, interessandosi all’argomento.

Spesso, chi si definisce artista pensa di entrare a far parte di un mondo “eletto” dove tutto è lecito e dove si tende a perdonargli qualsiasi cosa: un ritardo alle prove, i capricci da prima donna o l’arroganza di sentirsi il migliore. Ma chi cerca di rappresentarsi come “l’artista” si trova a ricoprire un ruolo e a fare la caricatura di se stesso, e crede che sia possibile evitare di occuparsi di aspetti apparentemente ordinari che fanno parte della vita quotidiana. Ma, come ci suggerisce l’esempio di Leonardo da Vinci, artista non è chi mantiene la separazione fra il manuale e l’intellettuale, perché la mano è intellettuale. E una cosa non esclude l’altra, anzi, le cose che si fanno procedono per integrazione, quindi, ciascuno, anche l’artista, si occupa sia di aspetti pragmatici sia di arte e d’invenzione. Non si può credere che un artista viva solo del proprio talento senza seguire ciascun aspetto del proprio itinerario, giorno dopo giorno, mettendosi costantemente in gioco. Alcuni musicisti vengono ritenuti veri virtuosi grazie alla loro indiscutibile tecnica.

Ma la tecnica da sola non basta. Infatti, chi si disinteressa all’organizzazione e ai dispositivi con i propri interlocutori percorre una strada breve, già segnata. Gli artisti non evitano il labirinto della ricerca intellettuale con la sua difficoltà e non si esibiscono solo lungo la credenza nell’ispirazione, invece, si attengono con costanza e rigore al progetto e al programma, per giungere alla riuscita e alla soddisfazione.

Forse sta qui la differenza tra l’artista e il semplice esecutore.