La Città del Secondo Rinascimento

Numero 32 - Istanza di qualità

Umberto Panini
titolare dell'Azienda agricola Hombre

DAL LATTE SENZA FARMACI IL PARMIGIANO BIOHOMBRE

Hombre oggi è una delle poche aziende agricole di grandi dimensioni che in Italia e nel mondo possono vantare la certificazione “Organic”, rilasciata dal Dipartimento dell’Agricoltura Americano nel 2003. Un’attività che le dà notevole soddisfazione, proprio come quella delle famose figurine Panini, che lei ha condotto con i suoi fratelli fino al ‘90. Ma qual è stato l’itinerario che l’ha portata dalle figurine al Parmigiano biologico?

Acquistai l’azienda agricola all’inizio degli anni settanta, da un signore che, purtroppo, era molto malato e non aveva chi potesse proseguire la sua attività. Così, mi ritrovai di colpo a dover condurre trenta ettari di terra (che negli anni sono diventati trecento), con trenta vacche che, per giunta, avevano la tubercolosi. Non sapevo cosa fare, ma l’ho tenuta in vita. All’inizio, mentre lavoravo ancora alla Panini, non avevo abbastanza tempo, ma in seguito, dal ‘91, mi ci sono dedicato anima e corpo, ed è allora che è iniziata la trasformazione. Venduta la Panini, nel ‘90, per un anno ho viaggiato in giro per il mondo.

E in questi viaggi sono intervenute nuove idee per l’azienda?

No, in un’azienda agricola si vive alla giornata e ci si rende conto che c’è qualcuno che comanda più di noi: non si può fare niente se non piove o se le vacche si ammalano, perché non sono macchine. È un’attività che richiede umiltà e tranquillità. Molti industriali hanno provato a cimentarsi nell’agricoltura, ma sono falliti, perché volevano portare i ritmi e le abitudini dell’industria nell’agricoltura. Non è possibile, qui i tempi sono dettati dalla natura…

Forse, la sfida sta proprio in questo, nel riuscire a organizzarsi nonostante non ci sia la padronanza sul tempo…

È vero, e bisogna rendersi conto che, a volte, è meglio non accanirsi e aspettare che spunti il sole il giorno dopo.

Gli americani che sono venuti a fare visita alla vostra azienda per concedere la certificazione si sono meravigliati che le vostre mucche siano trattate quasi come esseri umani e siano curate con prodotti veterinari omeopatici, per garantire l’assenza di residui farmacologici nel latte…

È una mandria felice, anche se togliere tutti i medicinali è costato tanto: la razza si era ormai adattata ai farmaci. Sicuramente faccio tutto il possibile per far stare bene i miei animali, anche perché dalla loro salute dipende la qualità del Parmigiano Biohombre, che dev’essere eccellente. L’alimentazione avviene attraverso un carro dove vengono miscelati e distribuiti i componenti della razione: un piatto unico fatto di foraggio e cereali provenienti dal mulino aziendale.

Non è un caso se vengono addirittura da altri paesi a visitare l’azienda…

Sì, ma a me fa piacere anche quando viene a trovarci un gruppo di ragazzi disabili di Modena una volta a settimana e va via sempre con il gusto di voler ritornare.

Quindi continua la tradizione che per tanti anni ha visto Panini accanto ai ragazzi con le figurine che hanno fatto divertire diverse generazioni?

Quando abbiamo cominciato, nel 1961, non avevamo idea che il nostro prodotto potesse avere un successo così vasto: negli anni settanta avevamo a che fare con numeri spaventosi, stampavamo settecento quintali di carta al giorno. È stata una magnifica avventura, era sorprendente vedere come i bambini non smettevano di comprare le figurine, era qualcosa che non aveva paragoni con altri prodotti. Se a un bambino si dà un pacchetto di caramelle, per esempio, ne mangia tre, quattro, cinque, può arrivare a dieci, ma poi si ferma; se invece gli si danno bustine piene di figurine, non si stanca mai di aprirle per scoprire se c’è la figurina che gli manca o che manca all’amico. Con tutto il gusto dell’attesa che questo comporta, tanto che, mentre inizialmente, nell’ultima pagina degli album avevamo dato le indicazioni per richiedere le figurine che mancavano per completare la raccolta, poi ci siamo resi conto che per il bambino la vera vittoria era riuscire a completarla da solo.

A parte la collezione dei calciatori, come riuscivate a capire che cosa potesse piacere ai bambini?

Ci sono casi incredibili, come quando, per evitare un fermo di produzione, acquistammo i diritti per i personaggi del film Sandokan e stampammo la raccolta senza convinzione. Di solito la distribuzione avviene il lunedì e dopo una settimana si ha il riscontro delle vendite. Il lunedì successivo all’uscita sembrava proprio che la raccolta non avesse avuto successo, ma la domenica seguente pioveva in tutta Italia – ciò voleva dire che la gente stava in casa – e Sandokan, che emergeva grondante dal mare, riempì le case degli italiani. Il giorno dopo alle sette, erano tutti in fila davanti alle edicole. Per questo dico che è un prodotto incredibile.

I quattro fratelli Panini hanno valorizzato un prodotto che fino a quel momento era sottovalutato…

Quando i miei fratelli cominciarono, io ero in Venezuela e non avevo nessuna intenzione di tornare, ma mio fratello Giuseppe mi convinse, mi scriveva lettere chilometriche in cui mi ripeteva che l’America era qui.

In Venezuela che lavoro faceva?

Lavoravo in un’industria petrolifera per una ditta statunitense. Quando c’era un lavoro complesso da fare lo affidavano a me – mi chiamavano Hombre, come mi chiamano ancora oggi – e poi di nascosto venivano a vedere come lo facevo. Di recente sono stato premiato dall’Istituto Fermo-Corni e ho raccontato che, quando i miei datori di lavoro mi chiedevano dove avessi studiato, ero orgoglioso di dire che mi sono diplomato all’Istituto Professionale Fermo-Corni di Modena.

In che anno è tornato in Italia?

Era il 1964 quando ho iniziato, ma i miei fratelli producevano le figurine già da quattro anni. Per ventisette anni, fino a quando abbiamo venduto l’azienda, ho lavorato con grande piacere, uscivo alle sei del mattino e rientravo a casa dopo mezzanotte.

E non le sono mancate le soddisfazioni, come per esempio quella di avere costituito il Museo d’Auto e Moto d’epoca “Umberto Panini”, che ospita qui.